ESPERIENZE CON LA CUCINA DELL'AFRICA OCCIDENTALE
Dopo una non esaltante esperienza con il Fufu, due anni fà
l'anno scorso fu la volta del Gari.
Ne comprai due buste da un chilo, a distanza di pochi mesi,
ede entrambe le buste non videro la fine per l'improvvidao vizio
di mia madre di farmi sparire molti dei cibi etnici che amo acquistare.
Il Gari è una semola che si ricava dalla manioca, quindi assolutamente
vegetale.
Si cuoce come la polenta, di cui ha anche una certa somiglianza,
e ci si avvicina anche come colore.
Il sapore è alquanto diverso, e secondo il mio gusto, molto più
grato, anche mangiato senza condimenti.
Ha un particolare sapore che ricorda il limone, e che a
non tutti può piacere.
Una delle particolarità del gari è la sua resa molto elevata:
due mestoli neanche colmi assicurano un abbondante
porzione singola, da riempire abbondantemente un piatto
fondo e anche più.
Dopo varie preparazioni effettuate lo scorso anno (estate 2012),
mai riuscitissime nel gusto, questa volta (poco fà), ho trovato
una buon modo di preparazione.
In un pentolino, acqua, un bicchiere scarso di salsa di soia
chiara (quella 'normale', per intenderci), un pugno di Netetou
(Sumbala), un filino di olio di semi, due mestoli scarsi di Gari,
del peperoncino piccante secco macinato grosso, ed in aggiunta
avevo un piatto raso di carotine-piselli-mais di una nota marca.
Ho messo insieme acqua, salsa di soia, olio, palline di Netetou,
un pugno di gamberettini secchi, e ho lasciato riscaldare ma
senza arrivare al bollore.
Ho versato il gari e fatto cuocere circa cinque minuti.
Spento il fuoco ho servito caldo...per il sottoscritto, in una
tazza da latte, dove ho messo un po' di carotine-etc. etc,
e un pò di peperoncino macinato.
Il colore della zuppa, appena tolta dal fuoco, era di un ambrato
scuro-marrone, il profumo decisamente fragrante, la consistenza
fluida, nè troppo densa, nè troppo liquida.
Il sapore del Gari, a differenza delle esperienze dello
scorso anno, era decisamente meno marcato, sicuramente
per merito della salsa di soia, salata di per sè, ma anche
emulsionante, e non coprente, in questo caso.
Certamente, se avessi esagerato con la soia avrei
rovinato tutto, mentre invece, questa volta, ad 'occhio'
ho ottenuto una pietanza esotica, vegana (se si eccettano
i gamberettini secchi), e davvero molto gustosa.
E leggera, che non guasta mai!
Per quel che riguarda il misterioso Sumbala - Netetou,
ecco (in inglese) la descrizione da Wikipedia:
Sumbala
From Wikipedia, the free encyclopedia
Sumbala or soumbala is a condiment used widely across West Africa. It is usually prepared by women over the course of several days, traditionally from néré (Parkia biglobosa) seeds. It can be made from other kinds of seeds, such as those of Prosopis africana, and the use of soybeans for this purpose is increasing due mainly to inadequate supply of néré seeds. It is comparable to miso paste.
The fabrication process involves boiling, cleaning and then packing away to ferment - the fermentation process giving it a pungent smell. Salt can be added to the finished product to facilitate storage life.
This condiment is traditionally sold in balls or patties that can be kept for several months at a time in the case of the best quality. It is a traditional ingredient used across West Africa, especially in cooking.
The traditional production now faces strong competition from low-quality stock cubes due to heavy publicity. Sumbala is rich in proteins and a variety of dietary minerals, which are completely absent from these bouillon cubes. In the recent years, however, good quality commercial production has allowed the product to make a comeback into everyday cuisine.
Names in different languages
"Sumbala" (or in French transcription "soumbala") is a loan from Manding. Names and variants in several different languages of the region include:- Manding languages: sumbala, sunbala, sungala, sumara
- Hausa: dawadawa, daddawa
- Yoruba: iru
- Wolof: netetou
- CIAO, ALLA PROSSIMA!
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